Davide e Gionata: «Più che amore di donna»

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Raccogliendo una provocazione di papa Francesco, secondo il quale, «il giorno di San Valentino, in alcuni Paesi è sfruttato meglio dai commercianti che non dalla creatività dei pastori» (Amoris laetitia, n. 208), nella ricorrenza del Patrono degli innamorati, abbiamo dato avvio a una serie di 4 post dedicati al tema dell’amore (questo è il terzo), ringraziando Roberto Massaro per la disponibilità a collaborare. Egli è professore di teologia morale e bioetica presso la Facoltà Teologica Pugliese, e amico dell’Accademia Alfonsiana dove ha conseguito il dottorato con una tesi sull’etica della cura (Collana Tesi Alfonsiane). Sul tema qui affrontato, ha pubblicato Si può vivere senza eros? La dimensione erotica dell’agire cristiano (EMP 2021).

Proseguiamo il nostro percorso, accompagnati ancora una volta dalla figura del più grande dei re d’Israele. Ancor prima dell’episodio di Betsabea, l’autore del libro di Samuele ci presenta un rapporto del tutto singolare tra Davide e Gionata, figlio di Saul e suo erede. Il giovane pastore di Betlemme aveva appena ucciso Golia, il gigante guerriero dei Filistei, quando viene condotto da Abner al cospetto di Saul. Qui, alla corte del re, ha inizio la più bella storia di amicizia raccontata nella Bibbia: «Quando Davide ebbe finito di parlare con Saul, la vita di Gionata s’era legata alla vita di Davide, e Gionata lo amò come se stesso. Saul in quel giorno lo prese con sé e non lo lasciò tornare a casa di suo padre. Gionata strinse con Davide un patto, perché lo amava come se stesso. Gionata si tolse il mantello che indossava e lo diede a Davide e vi aggiunse i suoi abiti, la sua spada, il suo arco e la cintura» (1Sam 18,1-4). 

Solo un’amicizia?

Ma si trattava realmente solo di amicizia? Molti esegeti non hanno dubbi nel rispondere affermativamente a questa domanda. Alcuni tra questi, per esempio, leggono il patto stipulato tra i due giovani come un patto di sangue tra fratelli. La consegna degli abiti a Davide da parte di Gionata sarebbe il riconoscimento di questo legame e rappresenterebbe l’introduzione del futuro re nella famiglia di Saul.

Non sono mancate, tuttavia, altre letture, alcune delle quali hanno eretto l’amicizia tra Davide e Gionata a baluardo del riconoscimento dell’amore omosessuale. In un’affascinante pagina dello splendido romanzo di Geraldine Brooks, L’armonia segreta, l’autrice mette in bocca a Mikal, prima moglie di Davide e sorella di Gionata, queste parole:

Su mio padre agì come un incantesimo, un unguento su una piaga. Il canto di David lo distolse dal precipizio della follia. È per questo, credo, che m’innamorai di lui. Per Yonatan fu diverso, lui non ebbe neppure bisogno di una ragione. Era come se un’anima fosse stata divisa a metà e soffiata in due corpi, destinati a cercarsi… Ero solo una bambina, allora, ma è così che vedevo la loro… amicizia. Penso fossero diventati amanti a Emeq Elah, la notte dopo la battaglia. Sebbene venissero da due mondi completamente diversi, si capivano senza bisogno di parlare. Non avevo mai visto Yonatan così felice e anche questo alimentò il mio amore per David[1].

L’autrice australiana dipinge un Davide contraddittorio: generoso, amante della musica e della poesia, ma anche avido di potere e disposto a tutto pur di ottenerlo. Spregiudicato anche in amore, nonostante le sue molte mogli, il suo cuore rimase tutta la vita legato a Gionata.

Non solo Brooks, ma anche altri letterati, artisti ed esegeti hanno colto nell’amicizia tra Davide e Gionata qualcosa in più. C’è addirittura chi si spinge fino ad affermare che la storia tra i due uomini sia stata costruita per rispondere alla finalità di screditare il casato di Saul, enfatizzando la mascolinità di Davide e, di contro, la femminilità di Gionata. Questi sarebbe presentato non tanto come un omosessuale, ma come una donna, e quindi inadatto al regno. Molti altri, ritrovando nel testo ebraico lo stesso termine (’āhab) usato per le relazioni uomo-donna e interpretando alcuni gesti con una forte carica erotica (si pensi, per esempio, al bacio tra i due raccontato in 1Sam 20,41), non hanno dubbi nell’affermare che la relazione tra Davide e Gionata sia stata, in qualche modo, sessuale.

L’eros luminoso: la spinta verso l’altro

Non abbiamo elementi sufficienti per avallare nessuna ipotesi. Tanto più che rischieremmo di attribuire alla relazione tra Davide e Gionata una categoria – quella della relazione omosessuale – che, sicuramente, nel mondo ebraico non esisteva allo stesso modo in cui esiste oggi. Ci sembra, tuttavia, una supposizione non eccessivamente ardita quella di notare che l’amicizia tra Davide e Gionata abbia dei connotati erotici. L’affetto per il giovane pastore è così forte da spingere Gionata a mettersi contro la sua stessa famiglia e il dolore per la morte di quest’ultimo getta Davide in una profonda angoscia: «Una grande pena ho per te, fratello mio, Gionata! Tu mi eri molto caro, la tua amicizia era per me preziosa, più che amore di donna» (2Sam 1,26).

Pertanto, ci sentiamo di concordare con M. Nissinen, che afferma:

La relazione tra Davide e Gionata può essere presa come esempio dell’antica “omosociabilità”, che permette anche di esprimere sentimenti intimi. In tal senso, può essere paragonata all’amore tra Achille e Patroclo (nell’Iliade di Omero) o all’amore tra Gilgameš ed Enkidu. In queste relazioni, il rapporto emozionale è enfatizzato, mentre le espressioni erotiche d’amore sono lasciate dietro le quinte e solo all’immaginazione, e non vi è alcuna distinzione tra ruolo sessuale attivo e passivo. Forse, queste relazioni omosociali, basate su amore e uguaglianza, sono assimilabili più alla moderna esperienza delle relazioni omosessuali, piuttosto che a quei testi che parlano esplicitamente di atti omosessuali che sono espressioni aggressive e violente di un rapporto di dominazione e soggezione[2].

Se il peccato con Betsabea ci ha mostrato un Davide avvolto in un eros ottenebrante ed egoistico, è nella relazione con Gionata che il grande re d’Israele offre un modello più luminoso di erotismo. Una spinta pulsionale verso l’altro, carica di gesti di affetto e di passione, ma anche di profondo rispetto e pudicizia.

Probabilmente – come molti biblisti sostengono – davvero il rapporto tra i due uomini non ha nulla a che fare con l’omoerotismo, ma è espressione di un affetto più alto. Sicuramente, però, proprio questa relazione ci offre la possibilità di riflettere su un eros più puro e delicato che, anche se non sessualmente connotato, dà a questa amicizia un valore straordinariamente affascinante.

Roberto Massaro


[1] G. Brooks, L’armonia segreta, Neri Pozza Editore, Vicenza 2016, 108.

[2] M. Nissinen, Homoeroticism in the Biblical World. A Historical Perspective, Fortress Press, Minneapolis 1998, 56 (nostra traduzione).

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