I Neuroni Specchio: la base neurologica dell’empatia (1/2)

Fonte_www_soniapetroni_it

Nel nostro post, pubblicato su questo BLOG del 16 dicembre 2022, alla luce delle neuroscienze, abbiamo visto i benefici neurologici dell’empatia nei confronti dei nostri fratelli e sorelle. Pertanto, adesso facciamo un passo avanti per scoprire come l’empatia, oltre alla sua dimensione psicologica fondamentale, possieda anche una base neurologica e cerebrale imprescindibile, collegabile al funzionamento e al ruolo dei nostri neuroni specchio.

L’empatia è un atteggiamento innato che fa parte della nostra natura umana perché è una facoltà del nostro cervello. È una capacità che si sviluppa nelle relazioni con gli altri già nei primi anni di vita. Per esempio, nello sguardo dei nostri genitori, impariamo ad essere empatici con nostra madre o nostro padre. In questo senso, la scoperta dei neuroni specchio negli anni ‘90, grazie agli studi del neurologo italiano Giacomo Rizzolatti dell’Università di Parma e dei suoi collaboratori, è stata determinante per spiegare questa capacità del nostro cervello di entrare in empatia gli uni con gli altri.

A partire dagli studi sul cervello di una scimmia macaco, Rizzolatti ha scoperto che le stesse regioni dei lobi parietale-frontale del cervello si attivavano sia quando la scimmia faceva l’azione di prendere una banana, sia quando la scimmia vedeva lo sperimentatore fare l’azione di prendere una banana[1]. Ciò ha portato Rizzolatti a sostenere che: «I neuroni specchio (o Mirror Neuron System) sono una categoria di neuroni che si attivano quando un individuo compie un’azione, e quando l’individuo osserva la stessa azione compiuta da un’altra persona»[2].

Il sistema dei neuroni specchio è situato principalmente nella corteccia motoria del lobo frontale e nella corteccia sensoriale del lobo parietale. Quindi queste zone della corteccia cerebrale si attivano e permettono l’elaborazione delle azioni: sia quando realizziamo un’azione concreta; sia quando vediamo la stessa azione realizzata da un’altra persona. Per esempio, quando si prende un bicchiere d’acqua per bere, nel lobo frontale motorio e nel lobo parietale sensoriale si attivano dei neuroni motori e sensoriali che permettono di realizzare l’azione di prendere un bicchiere d’acqua e bere. Ma quando una persona vede qualcuno prendere un bicchiere d’acqua per bere, si attivano gli stessi neuroni dei lobi frontale e parietale, come se questa persona compisse mentalmente l’azione di prendere un bicchiere d’acqua per bere. Per questo motivo, Rizzolatti ha chiamato questo fenomeno neurologico «neuroni specchio», perché questi neuroni sono attivati tanto dall’azione che dall’osservazione[3].

Negli ultimi anni, le neuroscienze hanno consentito di scoprire come i neuroni specchio giochino anche un ruolo determinante nell’empatia[4]. Infatti, possono aiutarci a comprendere e sentire meglio le situazioni, le emozioni, i sentimenti e i comportamenti degli altri. Il senso etimologico di “em-patia” vuol dire: sentire all’interno di se stessi la sofferenza dell’altro[5]. La presenza dei neuroni specchio nel nostro cervello offre dunque una base neurologica all’empatia poiché questi neuroni si attivano sia quando sono attore di un’emozione, sia quando sono spettatore di un’emozione[6]. Per esempio, sono gli stessi neuroni specchio dei miei lobi frontali e parietali che si attivano sia quando sono triste, che quando vedo un’altra persona triste.

Pertanto, come illustra l’immagine di questo post, con un occhio comune alle due persone, i neuroni specchio possono aiutarci ad assumere la prospettiva emozionale altrui, a comprendere e accogliere il punto di vista dell’altro, e ciò a partire dal proprio vissuto emozionale. Così possono contribuire a realizzare un giudizio morale empatico che sia pieno di compassione e di misericordia davanti alla fragilità, alla sofferenza e alla situazione vissuta dall’altro. Inoltre, secondo Rizzolatti, i neuroni specchio rivestono una funzione importante a livello etico e nel giudizio morale perché aiutano a vivere il grande comandamento della carità evangelica: «Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Mt 19,19; 22,39)[7].

Mario Boies, C.Ss.R., M.Ps.


[1]           Cf. E. Esposito, «I neuroni specchio», in http://emilioesposito.altervista.org/i-neuroni-specchio/, [Accesso: 01.03.2023].

[2]           Ibid.

[3]           Cf. M. Bourret, La puissance de l’empathie : une solution aux problèmes relationnels, Éditions Québec-Livres, Montréal 20142, 31.

[4]           Cf. P. Albiero – G. Matricardi, Che cos’è l’empatia, Carocci Editore, Roma 2017, 11a ristampa, 24-29 ; E. Balduzzi, La pedagogia alla prova della virtù: emozioni, empatia e perdono nella pratica educativa, Vita e Pensiero, Milano 2017, 2a ristampa, 132-137 ; L. Boella, Neuroetica : la morale prima della morale, Raffaello Cortina Editore, Milano 2008, 87-99 ; M. Bourret, La puissance de l’empathie, 28-36 ; M. Challita, Il cervello empatico come base neurale del comportamento morale : impostazione interdisciplinare, Humanitas edizioni, Rende (CS) 2016, 42-50.

[5]           Cf. M. Boies, «L’empatia come chiave di rilettura del perdono e della riconciliazione», in A. V. Amarante – F. Sacco (ed.), Riconciliazione sacramentale: morale e prassi pastorale, Edizioni Messaggero, Padova 2019, 114-115.

[6]           Cf. P. Albiero – G. Matricardi, Che cos’è l’empatia, 29.

[7]           Cf. Rai, «Speciale TG1 – Super Cervello» (2014), in https://youtu.be/xxFOKG3IwZI, [Accesso: 01.03.2023].

Un commento

  • S Anelli 23 Aprile 2023a6:34 pm

    Interessante l’analisi sui neuroni specchio anche in rapporto alla loro funzione circa l’empatia.

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