«Anche quelli contro il creato sono peccati da confessare» dice Francesco

 

«Anche quelli contro il creato sono peccati da confessare» dice Francesco

Sabato 9 febbraio 2019 l’Accademia Alfonsiana (Roma) ha celebrato il 70° anniversario della sua fondazione, come istituto universitario voluto dai Redentoristi per preparare docenti di teologia morale (ad oggi più di 5.000) sensibili alla misericordia pastorale di S. Alfonso. In tale occasione, papa Francesco ha concesso una speciale udienza ai Superiori, agli insegnanti e agli studenti, durante la quale ha pronunciato un interessante discorso, la parte più “insolita” del quale si è soffermata sulle questioni di bioetica ecologica.

Tra le sfide emergenti che la teologia alfonsiana deve affrontare vi è «il grido della terra, violentata e ferita in mille modi dallo sfruttamento egoistico. La dimensione ecologica è una componente imprescindibile della responsabilità di ogni persona e di ogni nazione. Mi fa riflettere il fatto che quando amministro la Riconciliazione – anche prima, quando lo facevo – raramente qualcuno si accusa di aver fatto violenza alla natura, alla terra, al creato. Non abbiamo ancora coscienza di questo peccato. È compito vostro farlo. La teologia morale deve fare propria l’urgenza di partecipare in maniera convinta a un comune sforzo per la cura della casa comune mediante vie praticabili di sviluppo integrale».

Papa Francesco dà lucidamente conto di una diffusa irresponsabilità etica nei confronti del creato e di una carenza di sensibilità morale che non percepisce la gravità della posta in gioco per l’umanità e il pianeta tutto. Ciò deriva da una lettura unilaterale e sbagliata, quanto diffusa, del racconto di Genesi dove Dio mette in potere dell’umanità animali e vegetali. Sovrastimandolo quasi fosse un dominio assoluto di usare ed abusare, inebriandosi della propria superiorità cosmica, quale “maestro e signore di tutta la natura” (Cartesio), l’uomo ha coltivato il sogno di costruire con le risorse tecno-scientifiche “il regno dell’uomo sulla terra, in parallelo a quello di Dio nei cieli” (Bacone). La crisi ecologica con le sue devastanti conseguenze per tutto il pianeta ne ha svelato l’esito tragico: un incubo in cui il custode del giardino dell’Eden è diventato creatore di deserti!

In realtà, come ricorda l’enciclica Laudato si’ (2015) le creature sono dotate di valore intrinseco, volute e riconosciute come buone da Dio stesso, prima di essere affidate all’umanità. Essa detiene un potere reale sulla vita, ma con la finalità di custodirla e di prendersene cura con la stessa sapienza e amore, con cui il Creatore governa l’universo intero. Non una potestà assoluta, ma un servizio di amministrazione fiduciaria che si carica di responsabilità ogni qualvolta entra in gioco la vita di un essere vivente e il delicato equilibrio degli ecosistemi.

Questo richiede un profondo cambiamento di mentalità e di sensibilità nei confronti della nostra casa comune e di tutti i suoi abitanti, umani e non, presenti e futuri, un cambiamento che è ancora quasi tutto da costruire, sia a livello internazionale, politico, economico ed industriale, sia dal basso, nei piccoli atteggiamenti quotidiani. Un cambiamento non solo strategico (per assicurare un più duraturo sfruttamento delle risorse!) e neppure soltanto etico (le persone perbene non inquinano!), ma qualcosa che ha a che fare con la nostra dignità: lo scopo stesso per cui esistiamo… VIDEO

«Quando ci interroghiamo circa il mondo che vogliamo lasciare ci riferiamo soprattutto al suo orientamento generale, al suo senso, ai suoi valori. […] Non basta più dire che dobbiamo preoccuparci per le future generazioni. Occorre rendersi conto che quello che c’è in gioco è la dignità di noi stessi. Siamo noi i primi interessati a trasmettere un pianeta abitabile per l’umanità che verrà dopo di noi. È un dramma per noi stessi, perché ciò chiama in causa il significato del nostro passaggio su questa terra» (LS, 160).

Giovanni Del Missier

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