O for Other
McKeever / 17 Marzo 2022

            Aristotle tells us that one way of understanding a given term is to understand its opposite. What is the opposite of “other”? A dictionary might indicate “same”. In phenomenology, this seemingly banal distinction has taken on momentous proportions, mostly thanks to the thought of Emmanuel Levinas (1906-1995).             A key theme in the thought of Levinas is our radical incapacity to make space for the other, for what is not the same as us. He strongly denounces this chronic tendency to totalize the self. The totalitarianism of the Nazis, for instance, (which he encountered indirectly through the killing of some members of his family) is for him but the ultimate outward expression of a much more banal form of totalitarianism that dominates human life.             Let us take a simple example. Two women are in the cancer ward of a hospital: Jean: How are you today, love? Ann: Not too well. My left arm is really painful. It feels as if it is burning. Jean: I know all about that. You have no idea how sore my foot was last night… What is depicted on a nano scale in this scene occurs daily, hourly, on a micro, meso and…

Fare o fondare la bioetica globale? 3 – Metabioetica: le ragioni di essere uomo, vita ed etica
Kowalski / 31 Gennaio 2020

    G. Harrison – utilizzando la metafora del “villaggio globale” di McLuhan – parla della contestualizzazione del “fare bioetica” all’interno della società pluralistica, dove potrebbero sorgere conflitti sul modo in cui i progressi nel campo biomedico potrebbero o dovrebbero essere applicati (G. Harrison, È la bioetica universale, tanto al Nord quanto al Sud del mondo?, 1994). Conflitti possono sorgere dalle differenze tra dottrine religiose, filosofiche o etiche, tra convinzioni culturali e assunzioni di fondo che riguardano la vita umana oppure tra i vari metodi che si usano per risolvere i conflitti di valore. Conflitti di questo tipo si possono risolvere o almeno si può tentare di risolverli con una visione globale e unificata dell’uomo, dell’etica, della vita e anche della medicina; una visione che connetta i principi tra loro in modo armonioso e integrato (con il principio di non contraddizione formale e pragmatica), evitando la conflittualità tra i principi stessi, oppure solamente evitandoli. Si evitano appunto i conflitti di valore nel “fare bioetica” quando si tenta di fondarla su una falsa omogeneizzazione di opposti interrogativi, spostando le frontiere assiologiche ed epistemologiche tra la natura e l’uomo, tra la scienza e l’etica, tra la biologia e l’antropologia. Il “fare bioetica”…

Bene comune: un principio da ricollocare al centro della vita politica
Salutati / 13 Dicembre 2019

Può essere utile, se non necessario, riflettere sull’importanza del bene comune come fine della politica, in particolare alla luce di quanto sta avvenendo in varie parti del mondo dove, per ricordare solo i fatti più recenti, un aumento del prezzo del biglietto della metro (Cile), l’applicazione di una tassa su chiamate via WhatsApp (Libano), la revoca dei sussidi per il carburante (Ecuador), ha scatenato una protesta popolare, esplosa a causa della disperazione che nasce dalla povertà e da situazioni di forte disparità di reddito tra la parte di popolazione più povera (la stragrande maggioranza) ed una minoranza ricchissima, costringendo la politica a recedere dai provvedimenti intrapresi e a rendersi conto che può essere pericoloso e dannoso per tutti sottovalutare le istanze della popolazione. Il bene comune è un concetto che ha trovato accoglienza soprattutto nella riflessione cattolica, ma che nasce da molto lontano. Ne parla Aristotele, che considera “beni” i fini che l’uomo persegue nel suo agire, tra i quali il fine più alto è la costruzione della polis, la città, e dunque, il bene comune. In tutto il mondo greco avere a cuore la vita della cosa pubblica era di primaria importanza, tanto che chi non se ne interessava…