La sfida bioetica degli organoidi
Faggioni / 24 Giugno 2024

Una delle innovazioni più promettenti nel campo della ricerca biomedica è costituita dai cosiddetti organoidi[1]. Un organoide è una struttura biologica tridimensionale derivata da cellule staminali pluripotenti o cellule differenziate che si auto-organizzano attraverso interazioni cellula-cellula e cellula-substrato/matrice per ricreare in vitro aspetti dell’architettura e della funzione di un determinato organo. Già dagli anni ’90 del secolo scorso era stata segnalata la possibilità di passare dalle classiche colture cellulari monostrato a strutture con architettura tridimensionale, ma lo sviluppo di questo campo di ricerca è diventato tumultuoso nell’ultimo decennio grazie ad un miglioramento nella nostra capacità di manipolare le staminali, ad una più profonda comprensione dei meccanismi di differenziazione cellulare, e all’introduzione di tecniche biomediche innovative, quali la stampa a 3 D. Le cellule di partenza possono essere cellule staminali derivanti dalla disgregazione di blastocisti (ESCs) oppure da staminali prelevate da un corpo adulto oppure da staminali pluripotenti indotte (iPSCs) secondo la metodica di riprogrammazione delle cellule somatiche inizialmente proposta da Takahashi e Yamanaka. Oltre alle staminali, è un dato acquisito che gli organoidi possono essere originati anche da cellule differenziate, come, per esempio i colangiociti, cellule delle vie biliari del fegato. Allo stato attuale delle ricerche gli organoidi si presentano…

L’essere umano, esistente concreto, è l’assoluto morale della Bioetica
Kowalski / 5 Aprile 2019

  L’essere umano, esistente concreto, è l’assoluto morale della Bioetica L’attuale crisi economica globale mostra indubbiamente a che cosa possa aggiungere l’economia senza l’etica e la coscienza. Nel dibattito pubblico sui temi salienti della biomedicina e biotecnologia si osserva anche una sbrigativa espulsione dell’etica in nome di un assunto, noto come “imperativo tecnologico”, per il quale si darebbe una perfetta coincidenza tra la mera fattibilità tecnica e la liceità morale. In tal modo, molti economisti e politici, hanno dimenticato che soggetto di ogni attività umana è sempre l’uomo stesso. L’attività biomedica non si svolge per il bene dell’uomo in generale o per l’umanità ma per il bene del paziente – la persona sofferente. Il paziente è quest’uomo, questa donna concreta che ho qui, ora, davanti a me. È questa persona che soffre o che sta per nascere e ha bisogno della cura di un altro uomo. Il medico non è uno che sacrifica alcuni per il bene degli altri o per la scienza o per il futuro della specie umana, ma si pone al servizio delle singole persone. Similmente alla società che è per l’uomo e non l’uomo per la società, così la tecno-scienza è per l’uomo e non l’uomo…