I Neuroni Specchio: l’importanza della consapevolezza delle proprie emozioni (2/2)
Boies / 5 Maggio 2023

Come abbiamo visto nel nostro BLOG precedente (link), la scoperta dei neuroni specchio offre una comprensione neurologica dell’empatia che rivela nuove conoscenze sulle relazioni con gli altri e sul giudizio morale. Infatti, il sistema dei neuroni specchio consente di assumere la prospettiva dell’altro, di sentire empaticamente le sue emozioni, per poi formulare un giudizio morale che sia in sincronia con il vissuto dell’altro, adattato alla sua situazione e orientato verso la promozione del suo bene. Perciò, secondo Giacomo Rizzolatti[1], bisogna sviluppare e allenare il sistema specchio grazie alla neuroplasticità del cervello per poter aumentare la nostra capacità empatica[2]. La plasticità cerebrale è la capacità del cervello di adattarsi a nuove esperienze o emozioni, creando nuovi circuiti neuronali[3]. Quindi, quanto più una persona diventa cosciente, consapevole delle proprie emozioni e integra serenamente il proprio vissuto emotivo, tanto più questa autocoscienza emotiva contribuisce alla creazione di nuove connessioni neurali, e quindi allo sviluppo dei neuroni specchio. Di conseguenza, la consapevolezza delle proprie emozioni favorisce lo sviluppo del sistema specchio e della capacità empatica di comprendere e sentire meglio le emozioni e la sofferenza degli altri[4]. Per esempio, se una persona è a suo aggio con la propria tristezza e ha integrato serenamente…

I Neuroni Specchio: la base neurologica dell’empatia (1/2)
Boies / 21 Aprile 2023

Nel nostro post, pubblicato su questo BLOG del 16 dicembre 2022, alla luce delle neuroscienze, abbiamo visto i benefici neurologici dell’empatia nei confronti dei nostri fratelli e sorelle. Pertanto, adesso facciamo un passo avanti per scoprire come l’empatia, oltre alla sua dimensione psicologica fondamentale, possieda anche una base neurologica e cerebrale imprescindibile, collegabile al funzionamento e al ruolo dei nostri neuroni specchio. L’empatia è un atteggiamento innato che fa parte della nostra natura umana perché è una facoltà del nostro cervello. È una capacità che si sviluppa nelle relazioni con gli altri già nei primi anni di vita. Per esempio, nello sguardo dei nostri genitori, impariamo ad essere empatici con nostra madre o nostro padre. In questo senso, la scoperta dei neuroni specchio negli anni ‘90, grazie agli studi del neurologo italiano Giacomo Rizzolatti dell’Università di Parma e dei suoi collaboratori, è stata determinante per spiegare questa capacità del nostro cervello di entrare in empatia gli uni con gli altri. A partire dagli studi sul cervello di una scimmia macaco, Rizzolatti ha scoperto che le stesse regioni dei lobi parietale-frontale del cervello si attivavano sia quando la scimmia faceva l’azione di prendere una banana, sia quando la scimmia vedeva lo…

Comprendere con empatia chi ci ha offeso alla luce delle neuroscienze (2/2)
Boies / 16 Dicembre 2022

Quest’icona del giubileo della misericordia (2015-16) ci aiuta a sentire meglio l’empatia di Gesù verso di noi, attraverso il suo sguardo che si confonde con quello dell’uomo ferito. In tal senso, il modello psico-spirituale di Monbourquette, presentato nel nostro ultimo post del 11 novembre 2022, evidenzia come l’empatia può facilitare il perdono, permettendo alla persona ferita di cogliere la prospettiva e le emozioni dell’offensore[1], per poi, con la grazia di Dio, adottare atteggiamenti di compassione e di misericordia sull’esempio di Gesù. Pertanto, comprendere empaticamente chi ci ha offeso può anche aiutarci a vivere questo passaggio esigente del vangelo di Luca dove Gesù dice: «Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. […] E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. […] Perdonate e sarete perdonati» (Lc 6,27-28.37). L’invito di Gesù ad adottare un atteggiamento caritatevole, spirituale, empatico e misericordioso nei confronti dei nemici, può anche, a livello neurologico, aiutarci a superare l’offesa, le emozioni negative e, pertanto, contribuire alla guarigione delle nostre ferite. Studi scientifici, come quello nell’università di Pisa[2], rivelano, secondo il neuroscienziato Pietro Pietrini, che…

Comprendere con empatia chi ci ha offeso da una prospettiva etica e psico-spirituale (1/2)
Boies / 11 Novembre 2022

Osservare questa icona del giubileo della misericordia (2015-16), nella quale lo sguardo di Gesù si confonde con quello della persona ferita, ci aiuta a capire come la comprensione empatica della sofferenza dell’altro favorisce l’adozione di atteggiamenti compassionevoli e misericordiosi: «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati» (Lc 6,37). Per poter integrare questo insegnamento etico di Gesù nel quotidiano dei nostri giudizi morali, può essere utile accogliere l’approccio terapeutico psico-spirituale del perdono proposto dal sacerdote e psicologo canadese Jean Monbourquette. A partire dalle tredici tappe del suo modello[1], la settima si rivela pertinente per aiutarci a vivere un perdono empatico verso chi ci ha offeso[2]. Infatti, questa tappa consiste nell’adottare uno sguardo empatico verso il proprio offensore, per riuscire a capire meglio il “perché” del gesto offensivo. Quindi, per essere empatico con l’offensore, la persona ferita ha bisogno: a livello cognitivo, di assumere la prospettiva dell’offensore, cioè “mettersi nei suoi panni”; ed a livello affettivo, di sentire le emozioni dell’offensore. Pertanto, suggerisce quattro atteggiamenti etici che possono illuminare il nostro giudizio morale. 1) Comprendere con empatia l’offensore implica cessare di biasimarlo, per poter identificare l’aspetto della mia dinamica psicologica e personale che…

L’empatia alla scuola di Santa Edith Stein (2/2)
Boies / 21 Aprile 2022

L’empatia come fonte di crescita relazionale, personale e spirituale Nella nostra ultima riflessione, abbiamo compreso che per Edith Stein, l’atto empatico si riferisce alla percezione soggettiva e interiore davanti all’esperienza altrui. Infatti, dal punto di vista fenomenologico, la Stein insiste nel dire che l’empatia è una conoscenza interiore di quello che sta vivendo l’altro, e non una simpatia emozionale che fa provare quello che l’altro sente[1]. Pertanto, è sempre necessario guardare un certo distacco per non confondere la nostra esperienza con l’esperienza dell’altro. Questa comprensione empatica della prospettiva dell’altro favorisce un arricchimento personale in merito alla percezione di se stessi e a quella del mondo interiore dell’altro[2]. Infatti, secondo Ottone, «l’esperienza dell’altro produce ogni volta una modificazione di sé e della propria identità»[3]. In questo senso, Edith racconta due eventi significativi della sua vita per dimostrare come l’empatia sia stata per lei un’occasione di crescita relazionale, personale e spirituale. L’empatia dei suoi compagni d’università, che le hanno mostrato e sottolineato le sue capacità intellettuali eccezionali[4], l’ha aiutata ad avere maggiore consapevolezza del suo potenziale e decidere poi di proseguire i suoi studi dottorali. Lo sguardo empatico dei suoi colleghi e il loro riconoscimento le ha dunque permesso di vivere una…