Vivere l’Anno della Preghiera 2024 sulle orme di sant’Alfonso
Sacco / 27 Febbraio 2024

Nella III Domenica del Tempo ordinario, il 21 gennaio 2024 Papa Francesco ha dato inizio ufficiamene all’Anno della preghiera. I prossimi mesi ci condurranno al Giubileo del 2025, ed è necessario preparare questo speciale anno di Grazia con una preghiera intensa, fervente, vera e sincera. Un intero anno dedicato non solo a pregare, ma anche a riscoprire il valore della preghiera personale e il suo assoluto bisogno nella vita di ciascuno, della Chiesa e del mondo intero. Quando si parla di preghiera si chiama in causa anche sant’Alfonso. Per due cose in particolare egli è noto ovunque: il canto “Tu scendi dalle stelle” e l’aforisma: “Chi prega si salva, chi non prega si danna”. Oggi come al tempo di Alfonso non possiamo negare la necessità della preghiera per ciascun credente. Le anime tiepide possono addurre tante motivazioni per giustificare lo scarso impegno nella preghiera, come: non so pregare, non ho il carisma della preghiera, non ho tempo, pregare è recitare formulette a memoria… non fa per me, che dico a fare le cose a Dio se lui già le sa, mi annoia! Alfonso da uomo saggio e conoscitore della fragilità dell’anima umana, per esortare alla preghiera compose un’opera dal titolo…

«Prego perché vivo e cerco di pregare sempre meglio per vivere in pienezza» (Bernhard Häring)
Bielinski / 10 Marzo 2023

«Il nostro mondo è spesso chiuso all’orizzonte divino e alla speranza che porta l’incontro con Dio». Con queste parole Benedetto XVI descriveva la realtà in cui viviamo. Contestualmente il compianto papa Ratzinger aveva fatto notare che per questo motivo «oggi i cristiani sono chiamati a essere testimoni di preghiera». Continuando, egli ha condiviso con la Chiesa contemporanea la convinzione che «nell’amicizia profonda con Gesù e vivendo in Lui e con Lui la relazione filiale con il Padre, attraverso la nostra preghiera fedele e costante, possiamo aprire finestre verso il Cielo di Dio. Anzi, nel percorrere la via della preghiera […] possiamo aiutare altri a percorrerla»[1]. La quaresima, che stiamo vivendo, era considerata dalla Chiesa primitiva il tempo privilegiato per la preparazione dei catecumeni ai sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia che venivano celebrati durante la Veglia pasquale. Il periodo quaresimale veniva considerato come il tempo del divenire cristiani che non si attuava in un solo momento, ma esigeva un lungo percorso di conversione e di rigenerazione. Durante la quaresima, la Chiesa – facendo eco al Vangelo – propone alcuni impegni specifici che accompagnano i fedeli in questo itinerario di rinnovamento interiore: l’elemosina, la preghiera e il digiuno. La quaresima, come ci…

El ayuno
De Mingo / 2 Marzo 2023

En la sección central del Sermón de la Montaña (Mt 6,1-18), Jesús da instrucciones sobre cómo practicar las tres obras de justicia basilares del judaísmo: la limosna, la oración y el ayuno. De estas tres, el ayuno es el que más nos cuesta comprender a nosotros, hombres y mujeres de hoy. Todo creyente entiende sin dificultad que debemos cultivar la amistad con Dios mediante la oración y que la solidaridad con los pobres es un componente esencial de la vida cristiana, pero ¿por qué ayunar? Según el Antiguo Testamento, el ayuno expresa el remordimiento por el pecado cometido y atrae la misericordia del Señor (cf. 2Sam 12,16; Jon 3,5). La Ley manda que cada año, todo el pueblo ayune el Día de la Expiación (Yom Kippur) para impetrar el perdón por los pecados cometidos (Lev 23,26-32). Jesús enseñó a sus discípulos que no debían ayunar «mientras el esposo está con ellos» (Mt 9,14-15), pero tras la Pascua, los cristianos retomaron la costumbre de ayunar. Sin embargo, el elemento expiatorio, dominante en el judaísmo, cedió protagonismo a la motivación ascética. Askesis quiere decir «ejercicio». En griego moderno denota el tipo de adiestramiento que uno recibe en un gimnasio. En este sentido,…

Un ateismo religioso
Amarante / 5 Febbraio 2021

Da quando si è compreso che la pandemia del Covid-19 ci avrebbe accompagnato per un lungo tratto della nostra esistenza, spesso di sente dire: «Speriamo che tutto ritorni come prima, al più presto». Che significa che tutti ritorni come prima? La pandemia ci spinge alla nostalgia di un mondo che al momento è messo tra parentesi. Ma quale mondo abbiamo lasciato? La nostra è nostalgia di un vissuto oppure é solo cecità verso il nuovo? Personalmente credo che la pandemia è la più grande opportunità che potessimo vivere come comunità di credenti. L’attuale crisi sanitaria ha bloccato le lancette dell’orologio della storia chiedendoci di rivedere le nostre logiche. È innegabile che per tanti, fino a un anno fa, le scelte economiche e, forse, quelle relazionali, erano guidate da logiche dettate dalle opportunità, dove Dio e l’altro erano funzionali alle proprie necessità. Questa esperienza dolorosa ha messo in crisi il modello di vita che ci siamo costruiti perché rimanda all’essenzialità relazionale e ai bisogni primari. Può quasi sembrare che davanti a noi non ci siano possibilità nuove, ma solo limiti. Questo porta a una nuova domanda di senso che diventa quasi una preghiera laica: «O Dio facci tornare alla normalità». Ma…