The Human Person as a Relational Being: Transdisciplinary Perspectives
McKeever / 19 Febbraio 2024

In the second semester of 2024-2025 a group of professors and collaborators will offer a transdisciplinary course in the Alphonsian Academy entitled “La persona umana come essere relazionale. Prospettive transdisciplinari”. The course will be comprised of three parts: 1. Introduction 2. Selected Authors and Texts 3. Five Paradigms (personalist, phenomenological, psychological, sociological and theological). This is the second of a series of posts in which I will examine (in my own name, not in that of the research group) in a preliminary way each of these five paradigms…) II. The Personalist Paradigm In the first post of this series we examined how the meaning of the term “paradigm” has itself undergone significant “shifts”. From being a simple, identifiable pattern (as in a grammatical paradigm) a paradigm has come to refer to something like a comprehensive, prescriptive model for collective living (as in “the technocratic paradigm”). It is clear that such a move is potentially of enormous importance for ethics because it implies the moral evaluation of alternative, competing models of human interaction. In the planned transdisciplinary course, we will be examining five different paradigms of the human person as a relational being. Let us begin by taking an initial look…

L’empatia alla scuola di Santa Edith Stein (2/2)
Boies / 21 Aprile 2022

L’empatia come fonte di crescita relazionale, personale e spirituale Nella nostra ultima riflessione, abbiamo compreso che per Edith Stein, l’atto empatico si riferisce alla percezione soggettiva e interiore davanti all’esperienza altrui. Infatti, dal punto di vista fenomenologico, la Stein insiste nel dire che l’empatia è una conoscenza interiore di quello che sta vivendo l’altro, e non una simpatia emozionale che fa provare quello che l’altro sente[1]. Pertanto, è sempre necessario guardare un certo distacco per non confondere la nostra esperienza con l’esperienza dell’altro. Questa comprensione empatica della prospettiva dell’altro favorisce un arricchimento personale in merito alla percezione di se stessi e a quella del mondo interiore dell’altro[2]. Infatti, secondo Ottone, «l’esperienza dell’altro produce ogni volta una modificazione di sé e della propria identità»[3]. In questo senso, Edith racconta due eventi significativi della sua vita per dimostrare come l’empatia sia stata per lei un’occasione di crescita relazionale, personale e spirituale. L’empatia dei suoi compagni d’università, che le hanno mostrato e sottolineato le sue capacità intellettuali eccezionali[4], l’ha aiutata ad avere maggiore consapevolezza del suo potenziale e decidere poi di proseguire i suoi studi dottorali. Lo sguardo empatico dei suoi colleghi e il loro riconoscimento le ha dunque permesso di vivere una…